Il titolo di questa riflessione è una frase che mi è stata detta dal collega professionista con il quale condivido parte del mio percorso evolutivo e didattico, Massimiliano Babusci.
Appena l’ho sentita, ho avuto un insight molto forte. L’ho “sentita” prima nella mente e poi nel corpo che si è irrigidito un pò ed il fiato si è fatto più corto.
“Come mai?” mi sono domandata.
Vedete, oggi sono solita interrogarmi su ciò che avverto dentro di me. Non mi appartiene più quel movimento di “esclusione” che inconsciamente agivo in passato.
Ed è proprio questo che mi “permettevo”: scegliere di rimanere in uno spazio di “incoscienza” generale rispetto alla mia vita, alle mie scelte e di conseguenza a tutto ciò che mi accadeva.
Non mi rendevo conto di agire da quello spazio per cui mi permettevo di continuare ad ignorare la realtà e la verità che si celava dietro di essa.
È esattamente questa la nuova presa di coscienza che il mio corpo ha avvertito irrigidendosi nel sentire quella frase.
“Ok, ora non me la posso più raccontare… non posso più far finta che sia diverso da come è realmente”.
Questo mi sono detta interiormente…
”Ora non mi è più permesso”.
Tutto questo è avvenuto in modo molto naturale e leggero grazie all’approccio Sistemico Familiare di Bert Hellinger, che ho abbracciato da qualche anno.
A quel punto, è risuonata in me una seconda domanda:“Dov’è la mia responsabilità rispetto alla reazione del mio corpo?”
Eh sì, oggi cerco di non rivolgere più lo sguardo al di fuori di me, demandando la responsabilità degli accadimenti agli altri, ma bensì mi chiedo piuttosto dove “mi trovo” rispetto a quel determinato fatto, in che modo ho contribuito, seppur inconsciamente, a far sì che quell’evento accadesse… dove sta la mia responsabilità.
Perché vedete, ora credo fermamente che in ogni relazione, in ogni dinamica, ci sia una co-responsabilità.
Oggi ne ho coscienza, per cui non mi è più permesso ignorarla.
Articolo a cura di Marta Badella
parentAbiliter, Life-Coach Sistemico, Coordinatore genitoriale
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